Associazione - I PELLEGRINI - Verona


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il nostro viaggio

cammino verso Gerusalemme

Sulle tue orme. A piedi, sulle vie di Terra Santa

Come gli antichi pellegrini, a piedi, sulla via che porta a Gerusalemme...
Nello Speciale Telepace Jerusalem di questa settimana racconteremo l'avventura di 38 coraggiosi pellegrini della Diocesi di Verona che, partiti da Akko, hanno camminato per 9 giorni, meta dopo meta, sulle vie di Terra Santa. Con la sua media di 25 chilometri al giorno, percorsi sotto il sole estivo del Medio Oriente, questo cammino sulle orme del Signore - fortemente voluto e organizzato dall'associazione veronese "I pellegrini" - si è concluso sulla "Collina del Papa" in Gerusalemme. Tappe a Ibillin, Nazareth, Monte Tabor, Monte delle Beatitudini, Gerico, ed un diario di viaggio intensissimo per questa indimenticabile esperienza di comunione e di fede.



Immagini del nostro viaggio trasmesse da TELEPACE nel servizio andato in onda il 27 Settembre 2008 (video)




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Testimonianza da parte di alcuni partecipanti al viaggio e soci dell'Associazione.

----Pellegrinaggio in Terra Santa ,camminando da Akko a Gerusalemme.----

Agosto 2008
Gerusalemme
Pianta di ulivo
Grande gioia tra le lacrime, baci e abbracci quando arriviamo sopra la Collina del Papa, donata dal re di Giordania a Paolo VI in occasione del suo pellegrinaggio nel 1964. E' la tappa del nostro arrivo in Gerusalemme . Una gioia comune ci pervade e in coro una unica esclamazione: ce l'abbiamo fatta!!!
E' stata una grande fatica arrivare in cima, dopo aver percorso 28 Km nel deserto della Giudea fra sentieri angusti, difficili e insidiosi come accade per il cammino nella quotidianità della vita .
Abbiamo percorso, in 10 giorni, circa 250 km ; finalmente all'orizzonte Gerusalemme, città antica «salda e compatta» . Il sole del tramonto la illumina rendendola simile ad un miraggio, sembra sospesa nel cielo «la Gerusalemme Celeste» , una luce accecante la rende difficile da guardare .
E' stato un cammino essenziale e significativo della mia vita , dove fede e ragione si sono incontrate stimolando un nuovo percorso nel modo di pensare e di agire del vivere quotidiano.
Sono felice di aver intrapreso questo pellegrinaggio anche se compiuto in un periodo proibitivo nel mese di Agosto con temperature e umidità molto alte intorno ai 40°- 45° . D'altra parte molti partecipanti non potevano scegliere un periodo diverso e questo ci ha condizionato. Non eravamo sicuramente degli sprovveduti, ma alcuni episodi spiacevoli successi, in condizioni diverse probabilmente non sarebbero accaduti . Eppure mi hanno permesso di aprire gli occhi e di vedere meglio le opportunità che mi sono state offerte, ho visto e toccato con mano la provvidenza; il pellegrino non si scoraggia di fronte alle difficoltà: anche se nella fatica, in alcuni momenti, la nostra umanità ha prevalso sfociando nello sconforto e nell'arrabbiatura questi atteggiamenti sono stati subito superati.
Ho capito che si può essere liberati dal male se uniti nella sofferenza e nella gioia, come se fossimo una grande ed unica famiglia , confidando nella preghiera e nella fede. Il cuore si libera dalle catene delle iniquità risvegliando il desiderio di fraternità e amore.Una gran voglia di pregare tutti insieme mano nella mano; in cerchio s'innalza verso il cielo, a gran voce , la preghiera del Padre Nostro . Nonostante la stanchezza, c'è rimasto ancora tanto fiato per cantare inni di lode e di ringraziamento per aver raggiunto la meta tanto desiderata.Goccia a goccia, durante il cammino, abbiamo scoperto una fonte inesauribile alla quale attingere le forze materiali ma soprattutto quelle spirituali, una sorgente d'acqua che ha alimentato il cuore e stimolato quel seme che da tempo aspettava di germinare.


Akko– I'Blin Pianta di eucalipto
Nel silenzio della campagna sale verso l'alto la dolce musica di lode della preghiera del Rosario che invoca Maria, mentre compiamo un cammino fraterno e una grande esperienza di fede.Si apre il cuore e si spalancano le porte del cielo e ti accorgi che è Dio che ti ha chiamato ed è Dio che ti fà dono di una grazia che bisogna saper accogliere. Il ticchettio ritmico dei passi scandisce la musica della preghiera del pellegrino che si affida a Dio e confida nella provvidenza : sono i passi che conducono ad un cammino interiore verso la pienezza nell'unione del corpo con lo spirito. Sorseggi l'acqua e attingi a quella Fonte inesauribile della vita che ci è stata donata, trai la forza dalla terra sulla quale cammini ma alla terra bisogna saper rendere ciò che ci regala.
La stanchezza e il caldo si fanno sentire: la forza nelle gambe e l'acqua per qualcuno cominciano a mancare; ci si ferma a riposare sulla strada di campagna, lontano s'intravede una baracca. Una macchina si ferma , ci si avvicina ed ecco che alcune persone con gioia c'invitano a sostare sotto un pergolato, acqua pomodori e uva ci vogliono donare. E' una gran festa e sui nostri volti il sorriso comincia a ritornare.
Guardo il parabrezza della macchina, c'è l'immagine di Maria del Perpetuo Soccorso. Il cuore batte forte, è una grande emozione e un brivido pervade profondamente tutto il corpo. Non è un'illusione, mi si “accappona” la pelle pensare che Qualcuno lassù abbia avuto il tempo di guardare quaggiù



Monte del Carmelo Pianta pino marittimo
Ad Akko guardando verso il mare Mediterraneo da lontano si intravede il Monte del Carmelo, c'e foschia ed è poco visibile.
Penso alla vita difficoltosa dei profeti tante volte offuscata, alle loro rivelazioni inascoltate e incomprese dal popolo a cui erano rivolte, una realtà ancora così presente anche nel nostro tempo.
Su quel monte c'è la grotta dove è vissuto il profeta Elia, la sua autorità e la fermezza nel credere in un solo Dio possono essere un esempio di speranza che stimolano la fede.



I 'Blin verso Nazareth
Oggi siamo sommersi da un'infinità di annunci pubblicitari e non, ma mai un annuncio è stato irripetibile ed unico come quello fatto qui, un annuncio ascoltato da una
Donna tanto semplice ed umile da definirsi «serva», un annuncio così grande ed una risposta così determinata da offrire la possibilità di cambiare la vita a «tutte le genti».
Attimi di tenerezza guardando gli occhi gonfi di lacrime di un carissimo compagno nonché amico di viaggio. Ha una statura possente, forte l'aspetto e giovanile ma di anni ne ha parecchi sulle spalle. Osservandolo scorgo sul suo volto espressivo una grande paura, paura che qualche pellegrino possa essere stato male e che soffra a tal punto da non essere più in grado di camminare; lo sguardo rivolto all'orizzonte rivela una grande tensione non vedendo arrivare chi doveva raggiungere la meta . Assapori la solidarietà e senti un grande affetto per l'uomo che è lì accanto , con il quale hai condiviso il pasto la sera prima e la colazione al sorgere del sole; un amore legato al fatto che siamo tutti fratelli e che si condividono gli stessi ideali, gli stessi obiettivi nella speranza di portare a compimento un grande progetto più grande di noi stessi.
Un progetto che qualcuno è venuto a ricordarci duemila anni fa, in questa terra che è la terra di tutti dove ora ci sono pochi cristiani. Credo che abbiamo il dovere morale e spirituale di far sentire loro la nostra presenza e la nostra solidarietà, di far loro avvertire che non sono soli.
Dobbiamo essere visibili perché si sentano invogliati a rimanere per professare la loro e la nostra fede. E' un servizio alla comunità cristiana ed è la missione, anzi il mandato che il vescovo di Galilea,S.E. mon. Giacinto Marcuzzo, ha assegnato soprattutto a noi che stiamo vivendo l'esperienza a contatto diretto con la realtà di questo popolo della Terra Santa.



Cana pianta della vite
In questo luogo non si può fare a meno di sorseggiare il vino, qui prodotto, che ci viene offerto.
Qui, sollecitato dalla madre Maria, Gesù Cristo ha compiuto uno dei suoi primi miracoli.
Durante il nostro cammino, prima di arrivare in questa chiesa, sul ciglio della strada ho trovato un tubo di ferro piegato ed è nata l'idea di costruire uno stendardo che fosse visibile al nostro passaggio. Ho acquistato un pezzo di stoffa bianca ed un pennarello blu.
Ho una pessima calligrafia , quindi mi sono fatto aiutare da mani più delicate ed esperte sulla stoffa è stato scritto:
Pellegrini Verona Italia Akko Jerusalem e disegnato il sigillo di custodia della Terra Santa.
E' questo il simbolo, oltre allo stemma dell'associazione, che ci accompagnerà per tutto il nostro peregrinare e al ritorno a casa.



Nazareth al Monte Tabor
Durante la salita verso il monte ho trovato un nastro azzurro che sventolava appeso ad un ramo. E 'un colore caro alla Madonna. Ho deciso di cucirlo allo stendardo, così avrebbe potuto sventolare con noi per il resto del cammino.
Abbiamo la grazia di dormire una notte sul Tabor, dalla finestra aperta della camera si vede la luna che illumina la Basilica della Trasfigurazione, si sente il soffio del vento che sussurra.... voci di un tempo passato, e il fruscio delle foglie degli alberi mi rammenta quelle parole pronunciate da Cristo ai suoi discepoli
«Alzatevi e non temete».
La nebbia del mattino mi ricorda quando «una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra» e Pietro, Giacomo e Giovanni ebbero paura. E' una sensazione fantastica, anche a noi sembra di essere avvolti da una nuvola, è una sensazione stupenda.
Alzo gli occhi verso l'alto,mi sento piccolo e insignificante sulla terra, assaporo le origini della fede che ci unisce al cielo e sento vibrare lo spirito. Guardo verso la Basilica ed intravedo tra la nebbia le tre torri che rappresentano le tre tende : una per Mosè, una per Gesù e l'altra per Elia . E' una straordinaria visione ed ecco che volano i pensieri e ringrazio Chi ci dà la vita.


Monte delle Beatitudini
E le emozioni incalzano, ancorati alle radici del nostro cuore dove sono state iscritte le ragioni della fede per non lasciare libere le ali di volare e spiccare il volo senza raggiungere mete sicure;liberi di camminare seguendo l'insegnamento di Cristo che ha spezzato le catene del peccato, affrancandoci dal male per costruire le coordinate che ci permettono di non allontanarci dalla luce dello spirito che ci guida.



Tiberiade Cafarnao Il mare Tabgha
In questi luoghi Gesù ha vissuto gran parte della Sua vita terrena, ha compiuto miracoli, ci haindicato e insegnato la strada da seguire.
Qui c'è stato il punto d'incontro, luogo del discernimento nella scelta e conferma degli uomini nella guida della Chiesa.
I riflessi del lago di Tiberiade sembrano messaggi lanciati verso l'uomo, sono la speranza che stimola la fede per la pienezza della vita.
Vedo e vivo i luoghi descritti nel Vangelo, colgo le origini del Cristianesimo e ne sento l'essenza ed è questo un modo per ristorare lo spirito durante il cammino.



Tiberiade a Bitronot
pianta di datteri
Lasciarsi prendere per mano e farci guidare, confidarsi ed affidarsi è crescere nella Fede.
È un grande dono, l'opportunità di un cammino nella Parola.
I passi seguono altri passi: camminare, scoprire e capire il rapporto con la fede che è un cammino anche interiore per il progetto della salvezza; dare colore alla vita, peregrinare nella quotidianità, ma nello stesso tempo camminare di pari passo nella vita spirituale.



Bitronot a Gerico Pianta di sicomoro
Camminare nel deserto con fede dimorando nella ricerca ..... il deserto è misterioso, non è morte, e porta in sé non solo desolazione. Se lo sai capire e apprezzare lo puoi persino amare, la vita non ti è ostile, può essere come un sentiero stretto e pericoloso, ma non più difficile del cammino intricato della vita.
Un caldo intenso e insistente, una grande afa: sudi, ti senti in difficoltà ma all'improvviso..... una folata di vento fresco, allarghi le braccia e ti godi questa grazia donata, senti il vento sulla schiena che ti spinge in alto verso il cielo, ti sembra di volare e ti viene voglia di sognare.
Penso a Cristo che percorreva e benediceva questa terra, penso alle tante parole dette contro vento, dando voce a chi non aveva voce. Ma ora quella voce la sento trasportata da questa brezza....
Alzo le mani verso i monti e scorgo le grotte, quei luoghi a Lui familiari , dove tante volte si ritirava a pregare .



Gerico – Betania ( Deserto della Giudea )
Pianta di senapa
Vivo momenti di sconforto e di paura .... penso di non farcela o che qualcuno che mi è accanto non riesca a camminare con me. Rischio di crollare e nel momento di maggior sofferenza, di difficoltà e di sconforto prego e recito il rosario con i miei fratelli. Invochiamo Maria e questo ci dà una grande serenità perché sappiamo che vicino a noi non ci sono solo gli amici ma c'è qualcosa di più grande che ci infonde coraggio e ricordo che anche Maria e suo figlio Gesù Cristo nella loro vita hanno affrontato difficoltà molto grandi.
Mentre cammino ho l'impressione di essere qui da sempre, il tempo non ha tempo, ieri come oggi. Aspiro e respiro quest' aria di grazia .... se non hai fede ti senti solo ed abbandonato.Nel silenzio del deserto sono emerse le angosce, la solitudine, le paure ed ho avuto il tempo di ‘'masticare'' e di ‘'macinare'' con la mente ed il cuore.
Mi copro per ripararmi dal sole che mi brucia in attesa di trovare un riparo per ristorarmi e compattare il gruppo che si è si è snodato come un serpente lungo anche oltre mezzo chilometro.
In questo luogo mi sento protetto perché Lui ci fa ombra, ci ripara dal sole e ci protegge dalle insidie, dagli uomini e dalla solitudine. Qui, nella fede, le montagne si appianano e i precipizi si colmano
.



Gerusalemme Chiesa Universale
Gerusalemme, città dalle mille sfaccettature, contesa e divisa, centro e fulcro della cristianità.Cristo qui ha vissuto povero e umile, ha amato e ama ancora.
Fu perfino spogliato
«si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse quello che ciascuno dovesse prendere» ed ancora oggi, come allora, stanno dividendosi le sue vesti.
Cristo non faceva distinzioni, amava l'uomo. Sulla Croce ha redento l'umanità, ha abbracciato l'uomo che si è lasciato amare . Ha bussato anche alla mia porta e sta entrando lentamente.
Nelle difficoltà, affidarsi alle sue certezze può consentirmi di
assaporarlo con lentezza affinché rimanga per sempre con me....è una boccata d'ossigeno che rigenera e rinfranca, rinfresca il cammino nello spirito, ed è la ragione fondamentale della mia esistenza.
In questa città Santa ci ha accolto con familiarità il Patriarca latino Sua Beatitudine mons. Fouad Twal che ci ha parlato della Terra Santa, delle origini della Chiesa e della sua universalità , affidandoci le “cosiddette” ‘ tre
P' :

  • Pellegrinaggio in Terra Santa per portare solidarietà visibile in questo luogo incontrando e conoscendo le persone.
  • Pregare da soli o in gruppo affidandoci a Dio.
  • Progetto per avviare progetti concreti per aiutare i cristiani e i poveri di Terra Santa.




Betlemme
Qui è nato l'Uomo degli uomini, un uomo che è Figlio dell' Uomo, un uomo che è Dio e che ha lasciato un'impronta impressa nel terreno fecondo per chi lo sa ascoltare.
In questi luoghi, come purtroppo anche in tanti altri, c'è divisione tra gli uomini . Due popoli si arroccano sulle loro posizioni e non raccolgono il seme dell'amore che Dio ha lasciato in tutti gli uomini.
I Palestinesi si disperano per il muro che gli Israeliani stanno costruendo e che per loro è il simbolo del pianto e della disperazione di un popolo, mentre gli Israeliani piangono per il solo muro che è rimasto a loro (muro occidentale)che contiene il terrapieno sul quale sorgeva il Tempio di Gerusalemme.
Abbiamo incontrato Suor Lucia del ‘'Caritas Baby Hospital'', una delle tante voci della Terra Santa che chiamano e invocano aiuto per alleviare la sofferenza dei bambini che lei accudisce con tanto amore.
Ho incontrato la parola, nel cammino, ed è stato un invito a rafforzare la fede.
Ho compreso che “una Terra” ed “ il Libro” sono una cosa sola, una unità inscindibile.



Riflessione
Camminando... camminando stiamo arrivando a Gerusalemme, mi accorgo che le paure stanno cadendo e mi accorgo che sto pregando.
L'entusiasmo, il desiderio di assaporare e gustare i frutti materiali e spirituali di questo luogo Santo sono grandi come le aspettative. Prima del viaggio il cuore batteva forte, la fatica è stata tanta ma ho affrontato con gioia questo evento.
Sin dall'inizio di questo pellegrinaggio la mente e lo spirito erano aperti per accogliere e assorbire come una spugna tutte le impressioni e le sensazioni per un confronto ed una crescita nell'insegnamento della Rivelazione.
Doveva essere un cammino nella terra della Bibbia in armonia e sintonia con il cammino attraverso la vita spirituale, l'incontro non con pietre morte e amorfe legate alla storia del passato ma con le pietre vive di oggi, il moderno immerso nell'antico è tutto da scoprire. Le persone passano, possono cambiare, muoiono ma la terra e le Sue parole sono rimaste per essere ascoltate ieri, oggi e domani.
Ho avuto l'impressione di camminare attraverso le pagine della Bibbia, ho scoperto che quel mondo è vivo ancora oggi e che lo puoi vivere e condividere insieme a tante altre persone.
Ho scoperto che non puoi essere schiavo della fretta e schivo dell'amore e devi saper ascoltare e risvegliare ciò che nel cuore è stato scolpito da chi ci ha redento, devi fermare la corsa frenetica della vita e uscire dal letargo in cui tante volte si trova il tuo spirito perché queste sono le tentazioni alle quali bisogna saper sfuggire. Dobbiamo, invece, accogliere, nel momento in cui ci è stato rivelato, ciò che è stato inciso nel nostro cuore da sempre, altrimenti corriamo il rischio di rinnegare noi stessi.
E'stato importante, essere riusciti ad affrontare un percorso lungo e difficile, arrivare alla mete che ci eravamo proposti ma più importante è stato condividere gioia, fatica, preoccupazioni e pregare insieme.
Tutti questi elementi sono stati il filo conduttore, il collante che ha unito tutte le “mete “ che ogni giorno abbiamo raggiunto.
La sera ci siamo trovati per condividere le impressioni, le sensazioni, le difficoltà e nuova forza spirituale che ha lasciato in noi questo pellegrinaggio.
Passo dopo passo mi sembra di aver sfogliato le pagine del libro della Sacra Scrittura e scopro che le parole sacre vanno, vengono e aleggiano nell'aria ora come allora perchè non vengono ascoltate mentre, invece, dobbiamo gridare con forza che non si mercanteggia la parola di Dio.
Nel tempo passato sono cadute le mura con la forza della sola fede mentre oggi, invece, si stanno purtroppo costruendo muraglie con la violenza dell'odio e della disperazione.

Alvaro Beschi



lo stendardo



----Relazione del viaggio in Terrasanta----

Carissimi!
sono tornata dal mio pellegrinaggio sulle strade di Gesu', a piedi da Akko a Gerusalemme (Collina del Papa). Un caldo micidiale, ma un entusiasmo superiore, fatica forse, ma determinazione senza discussioni, profondita' di sensazioni indelebili, preghiera e canto, solidarieta' e amore vissuto,storia e realta' storica attuale, testimoni che assistono e testimoni che danno testimonianza, incontri indelebili e propositi di collaborazione attiva, studio commosso delle pietre reliquie della Storia e incontro commovente con le pietre vive, gli uomini e le donne cristiani in Terra Santa... e vivo accanto a noi, premuroso ed affettuosissimo, Gesu'.
Questo in "sintetica sintesi" il viaggio.

Incredibile quello che siamo riusciti a fare: a elencare le cose viste, la strada fatta, gli incontri... sembrerebbe impossibile essere riusciti a concentrare tutto in due sole settimane, e aver trovato anche il tempo per divertirci e fare il bagno nel "Mare" di Tiberiade e nel Mar Morto come "comuni mortali in vacanza"!.. Eravamo una famiglia di 38 persone. Eta' media 60 anni. La prima cosa commovente ed istruttiva e' proprio scoprire che non si tratta di persone "bioniche", ma di persone normali, anziane in alcuni casi, con i regolari acciacchi (due con pacemaker al cuore, due con eutirox, molti con i soliti doloretti di artrosi, alcuni con piedi non perfetti, altri con cicatrici di interventi chirurgici ai legamenti, alcuni con problemi circolatori e di pressione..).. eppure si sono iscritti a un pellegrinaggio a piedi con 40 gradi e tasso di umidita' vertiginoso, a camminare 25 chilometri al giorno sotto il sole, dormire ogni notte in un letto diverso.. e CE L'HANNO FATTA.
Volere e' potere.
Sapere che Dio ti concede un regalo e prenderlo con gratitudine ed impegno e' gia' fede. Sapersi prendere con coraggio le occasioni anche quando sarebbe piu' comodo assecondare i malanni.. e' gia' dare un esempio che dona agli altri forza nei momenti difficili... Anche la comunione, l'amore, la simpatia, la benevolenza che lega pellegrini di eta', formazione, esperienze diverse e' testimonianza. Magari alla sera la stanchezza e il caldo qualche volta (pur rara) fanno trascendere e battibeccare, ma dopo 5 minuti ci si vuole bene e si scherza come prima senza alcuno strascico. Anche questo e' cristianesimo. Come il trovare riposo e forza (a volte vero coraggio!) lungo il cammino recitando insieme il Rosario (e il passo si fa subito piu' spedito, e consola la Madre di Dio compagna di viaggio) e cantando insieme col cuore. Cosi come il dividere il cibo e l'acqua nello zaino quando cominciano a scarseggiare per i piu'.... Cosi come il condividere la gratitudine piu' gioiosa per la Provvidenza quando allo stremo ti si offre un ristoro inaspettato (un episodio su tutti: gia' al primo giorno, da Akko a Ib'lin, verso la fine del cammino, verso mezzogiorno, stroncati dal caldo, in crisi, ci si presenta un pergolato d'uva e una famiglia cristiana che ci accoglie all'ombra, taglia tutta l'uva del pergolato per noi, ci lascia uso del rubinetto d'acqua, ci offre una cassetta di pomodori..Siamo "resuscitati"!!).

Abbiamo visitato cose che nessun pellegrinaggio normale in Terra Santa ha tempo e modo di offrire (a partire dalla citta' di Akko, agli scavi inediti di Nazaret, alla presunta tomba di Jetro in un santuario druso verso Kfeir Hattin, alla presunta tomba di Mose' vicino a Gerico, alla tomba di Zaccheo a Gerico, al Museo della Barca di Tiberiade, a Gennezaret, a Masada, tanto per fare degli esempi..) e abbiamo vissuto i "consueti" luoghi santi con un'intensita' rara (girando tutta Gerusalemme a piedi).
Ora, pero', vorrei parteciparvi Israele attuale. I luoghi santi li conosciamo, e il loro incontro e' la cosa piu' privata che puo' accadere.. Qui basti dirvi che eravate tutti con me e che vi ho tenuti per mano. Ho ordinato una Messa al Santo Sepolcro per le mie intenzioni, e le mie intenzioni siete voi..Sufficit de hoc. Cio' che piu' forte si sente attraversando Israele a piedi e' il dramma palestinese e l'abisso che divide i due popoli. Noi siamo passati per quelle terre in un momento di pace assoluta (persino i controlli usuali appaiono gentili e rilassati). I due mondi sono di per se' diversissimi. Lo si nota soprattutto in zone (come in Galilea) dove convivono l'uno accanto all'altro. Nel raggio di un kilometro si passa (solo svoltando una strada) dal quartiere arabo a quello israeliano. Nella zona araba (in tutto piu' povera e semplice) le strade sono spesso sporche, i margini spesso usati come discariche (capita di inciampare in zampe tagliate di capre e carne buttata), si e' avvolti da un odore nauseante (che resta attaccato per giorni, quando ci si cammina, come noi, per ore e ore in mezzo), le case sono disegnate con intenti di eleganza ma non sono finite e presentano un aspetto di cemento grezzo provvisorio, i giardini sono trascurati... Si volta la strada e inizia il quartiere ebraico: pare Europa, la Svizzera, per esempio, o l'Austria.. case eleganti e ben rifinite, strade perfette, aiuole curatissime, tutto pulito e ben tenuto.. eppure e' la stessa terra, lo stesso clima, le stesse risorse naturali (anche se non gli stessi soldi!!..). Gli ebrei vengono dall'Europa e sono europei nella concezione urbanistica e nell'organizzazione.
I palestinesi sono arabi, piu' funzionali e meno eleganti, meno organizzati a livello formale. Chissa' se gli ebrei sarebbero uguali se avessero sempre abitato queste terre senza passare per le nostre citta'?...

I palestinesi raccontano che a loro vengono date in gestione terre cui poi viene tolta l'acqua per impedirne uno sfruttamento ottimale, e che gli ebrei si accaparrano le risorse migliori. Vero o no, di certo (ce lo hanno confermato i francescani, al di sopra di ogni sospetto) c'e' che l'Autorita' Palestinese non e' ancora riuscita ad organizzarsi e subisce il controllo di Israele senza possedere una vera sovranita' nelle Terre a lei affidate. Gerico e Betlemme sono vere citta' assediate: senza risorse interne sufficienti, nessuno puo' entrare o uscire senza permesso israeliano, e i territori israeliani sono interdetti ai palestinesi (tanto che un abitante di Betlemme che venga dall'estero non puo' atterrare a Tel Aviv, ma deve passare per la Giordania per non toccare il suolo israeliano a lui vietato, ne' un palestinese puo' entrare a Gerusalemme senza permessi speciali e difficili da ottenere). Gli ospedali palestinesi, per esempio di Gerico o Betlemme, sono scadentissimi, per cose serie si deve ricorrere agli ospedali israeliani (all'avanguardia). Per ottenere i permessi (generalmente concessi) bisogna, pero', passare una trafila burocratica di documenti da presentare, di timbri e nulla osta da ricevere, che ha tempi necessari di espletamento spesso incompatibili con l'urgenza dell'intervento richiesto e il paziente muore. (In quest'anno, contando il solo caso del Caritas Baby Hospital di Betlemme, ben 21 bambini sono morti per un motivo simile). Impossibile muoversi da una citta' all'altra direttamente: per evitare le zone israeliane si deve girare tutto il paese, e fare centinaia di chilometri per raggiungere posti che sarebbero a 20 km. di distanza. Anche i controlli affidati alla polizia palestinese sono in un certo senso "supervisionati" da Israele (che di fatto ci tiene a dimostrare che siamo nello Stato di Israele, tutto di Israele). . E' vero che Gerico sta vedendo immigrare tutti i palestinesi delle zone "calde" e percio' Israele reputa possano annidarvisi cellule terroristiche, ed e' vero che i fanatici terroristi spesso hanno usato i civili come scudo (in Libano negli anni '80 mettevano i bambini e le donne sui depositi di armi. Gli eserciti israeliano-libanesi gia' conoscendo i depositi li bombardavano ignorando che vi fossero scudi umani, facendo stragi poi sbandierate come prove della barbarie israeliana e libanese), per cui gli israeliani riescono a far accettare dalla gente queste misure di "carcerazione a cielo aperto" come necessarie, seppur dolorose, misure di sicurezza. Cosi come il muro, che separa famiglie, divide case, rende difficilissima la vita, appare a noi disumano (e addirittura incomprensibile, se fatto da un popolo che ha sofferto e mai perdonato i muri cui e' stato sottoposto nei ghetti), ma in Parlamento e' condiviso da tutti senza discutere.
Alle 6 di mattina, presso il muro di Betlemme, abbiamo visto gli uomini palestinesi che avevano gia' passato il controllo precipitarsi fuori correndo, correndo agli autobus gia' pronti per portarli al lavoro a Gerusalemme. Partono alle 5 e mezza di mattina per essere al lavoro a Gerusalemme (a pochi km. di distanza!!) alle otto! Questo perche' al chek-point possono essere fermati anche ore, passare subito non e' scontato. E se arrivano in ritardo al lavoro sono licenziati (l'essere stati bloccati al chek-point israeliano non e' motivo di ritardo scusabile: il contratto prevede un'ora di inizio di lavoro e va rispettata a cura del lavoratore) per cui l'unica soluzione e' partire in tempo per arginare qualsiasi contrattempo. I palestinesi soffrono tutti i disagi di un controllo davvero "carcerario" che (alla nostra sensibilita' civile, almeno italiana) appare pericoloso: gli onesti, infatti, soffrono ingiustamente di privazioni e divieti gratuiti, i "cattivi" non solo difficilmente verranno scoraggiati da cio', ma si inaspriscono, trovando nuovi argomenti di odio e rancore piu' pericolosi degli originari progetti di rivendicazione territoriale.
Anche il colpire tutta la famiglia del terrorista fino ai gradi piu' lontani (se anche un lontano parente e' stato coinvolto in attivita' terroristica per uno non c'e' piu' alcuna possibilita' di lavoro, assistenza, o esistenza civile) rischia di non fermare il terrorismo ma di accendere nuovo senso di ribellione.. A leggere questo vi sentirete ribollire il sangue, ma sappiate che la popolazione locale accetta con dignita' e rassegnazione tutto cio'. Gli arabi (cristiani o mussulmani che siano) hanno l'uso di dire per tutto (ma proprio per tutto, anche nelle disgrazie e nelle ingiustizie) "al-Hamdou-lillah!" "sia lode a Dio!", riconoscendo in qualsiasi circostanza l'espressione della volonta' di Dio da accettare restando in pace. Fra la gente comune, poi, c'e' volonta' di pace, e spesso c'e' solidarieta' e amicizia fra arabi ed ebrei, fra musulmani ed ebrei e coi cristiani.La comunita' cristiana (formata in maggioranza da palestinesi e arabi) soffre in pieno la situazione di disagio, controllo e poverta' senza rimedio. Per la parte ebraica della comunita' (ebrei messianici, non propriamente cristiani, ma coscienti che Cristo compie la promessa messianica giudaica, e cristiani convertiti dall'ebraismo), poi, vi sono ugualmente difficolta' enormi da superare (legate all'uscita dalla comunita' ebraica e al tradimento dei valori tradizionali). La missione della Chiesa in Terra Santa, percio', e' complessa e ampia, difficile, eroica. E chiamata a soccorrere i poveri e ad accorrere in continuo soccorso dei reietti e dei propri figli piu' abbandonati. Della divisione e' "vittima" anche la collina del papa, colle alle porte di Gerusalemme, donato a Papa Paolo VI dal re di Giordania 40 anni fa e ancora inutilizzata: non si sa da che parte restera' col muro, ne' a che territorio appartenga (e' divisa fra Palestina e Israele, e percio' non si puo' usare).. per ora e' deserta, custodita sulla vetta da una famiglia beduina.. Abbiamo concluso simbolicamente il nostro pellegrinaggio proprio qui, sia per richiamarla all'attenzione, sia perche' ci piaceva chiudere "fra le braccia del papa" anche questo pellegrinaggio, sia perche' ci sembrava luogo simbolico e significativo della situazione attuale... (vi e' legato anche un progetto di Telepace, in cui favore ci e' piaciuto "testimoniare" )

Abbiamo fatto incontri importanti. Abbiamo incontrato il Vescovo di Galilea, S.E. mons. Giacinto Marcuzzo, Telepace, la bellissima comunita' di Mondo X al Monte Tabor, Padre Gianni Sgreva, suor Lucia del Caritas Baby Hospital (cui abbiamo portato farmaci) e il Patriarca Latino di Gerusalemme, Sua Beatitudine mons. Fouad Twal. Non siamo riusciti (per colpa nostra, dei nostri orari stretti) ad incontrare invece suor Sophie Boueri.

Parto dalle suore.
Il Caritas Baby Hospital, nato negli anni '50 per aiutare i bambini palestinesi, opera a Betlemme. Suor Lucia, ardente e giovane veneta, lavora qui da 5 anni. Ama come una madre i suoi piccoli pazienti e neppure la morte li puo' strappare dal suo cuore. Ha visto madri accettare la volonta' di Dio, e altre ribelli, offre ogni giorno il dolore innocente, sapendo che presso Dio questo grido e' potente come quello stesso di Gesu' sulla croce. Lotta con le lacrime agli occhi, e tutta la sua forza, ogni giorno per strappare i bimbi alla morte e al dolore. Qui per molti e' un angelo.. Dal 2004 (seconda intifada), con le chiusure dei collegamenti fra paesi, sono vertiginosamente aumentati i matrimoni fra consanguinei (non potendo frequentare i paesi vicini ci si sposa all'interno della propria comunita' d'appartenenza) e cosi sono vertiginosamente aumentati i bambini con malattie genetiche e malformazioni.
Lo stesso Caritas Baby Hospital si sta trasformando "sul campo" in cronicario.
L'ospedale e' si diagnostico, ma non terapeutico (e' nato come presidio territoriale di base, ma non ha reparti specialistici) per cui poi, fatta la diagnosi, se sono necessari interventi specifici (chirurgici, rianimatori, ecc.) e non solo somministrazione di cure, medicazioni o terapie riabilitative locali, si deve per forza accedere alle strutture statali (israeliane), con tutta la trafila -spesso mortale- gia' descritta. L'ospedale vive di carita'.
(Sotto vi do gli estremi utili per aiutarlo).
"Le Creche" (la culla) e' invece la struttura (anche di questa vi do gli estremi sotto) mandata avanti dall'infaticabile suor Sophie Boueri, libanese, ormai settantasettenne, che ha salvato tanti bambini nella sua vita. Le Creche e' di fatto un orfanatrofio. I bambini che vi crescono, pero', hanno spesso una storia comune: sono stati fatti nascere al settimo mese, con cesareo, da madri adultere o ragazze madri e condannate a morte dalla famiglia (sono i genitori stessi che in questo caso tagliano la testa alla figlia interrata fino al collo), nascoste dalle suore, seguite in gravidanza, fatte partorire e poi rimandate a casa con soldi simulando un allontanamento per lavoro, salvando cosi la vita sia alle madri che ai bimbi (che restano allevati dalle suore). Oggi la struttura assiste le donne anche per via preventiva, avviando progetti di educazione femminile.
Una realta' ASSOLUTAMENTE da aiutare!

Finisco con il "mandato" del Patriarca. Ci ha accolti con familiarita'.
Ha detto che dobbiamo tutti sentirci a casa perche' siamo un'unica chiesa. Ci dicono che in Palestina c'e' solo il 2 per cento di cristiani cattolici ma, sottolinea il patriarca, non e' vero, i cattolici sono tutti i milioni che sono nel mondo, perche' siamo un'unica chiesa, un'unica famiglia, e li' in Palestina non si sentono ne' pochi ne' abbandonati perche' sanno che tutti i cristiani sono con loro e siamo tantissimi! Il grosso problema locale e' l'emigrazione. I cristiani palestinesi devono capire che la loro missione e' restare, non abbandonare la Terra Santa e mantenervi la presenza cristiana.
Cosa possiamo fare noi dall'Italia? Il Patriarca ci affida "le tre P":
1. Pellegrinaggio. Venire pellegrini in Terra Santa e portare la solidarieta' visibile, vedere di persona, incontrare, confortare con la semplice presenza...
2. Pregare. Pregare singolarmente e in gruppo, organizzare veglie.. La preghiera tutto ottiene e ci crediamo tantissimo.
3. Progetto. Adottare o avviare un progetto concreto e costante per aiutare i cristiani e i poveri della Terra Santa.


Anche noi Pellegrini stiamo per adottare un Progetto.
A chi di voi fosse interessato a sostenere qualche progetto certo e sicuro per aiutare queste realta', fornisco qui gli estremi sia dell'Ospedale dei bambini di Betlemme, che di suor Sophie che della Custodia di Terra Santa ( http://www.custodia.org
)
Le iniziative della Custodia possono essere sostenute attraverso l'Associazione di Terra Santa
(sito:
http://www.ats.custodia.org/it/home.php )
coordinate bancarie : IBAN: IT67 W050 1812 1010 0000 0122 691

Per il CARITAS BABY HOSPITAL DI BETLEMME
Indirizzo: AIUTO BAMBINI BETLEMME
Via Roma, 6737012 BUSSOLENGO (VERONA)
Tel. 045 715 84 75
fax. 045 675 50 42
e-mail:
info@khb.ch
sito: http://www.kinderhilfe-bethlehem.ch/it/
Per Donazioni: BANCA UNICREDIT
IBAN: IT32 H 02008 59822 0000 4043 4541

Per l'Opera di Suor Sophie:
sito:
http://www.saintvincentquesthouse.net/creche/creche.it.htm
E-mail: creche@p-ol.com
Sostegno a distanza a La Creche
In Terra Santa
Creche - Daughters of the Charity - P.O.B. 8
BETHLEHEM - Palestinian Authority - tel. 00 972 2 744142/3
Bank account n. 61-229636 Branch Salah eddine 638
Mercantile Discount Bank - Jerusalem

ATTRAVERSO L'ASSOCIAZIONE FRANCESE "AMICI DELLA CRECHE DI BETLEMME":

sito:
http://crechedebethleem.free.fr/italien.htm
“Les Amis de la Crèche de Bethléem”
SOCIETE GENERALE PARIS GOBELINS
Banca succursale numero c/c
30003 03350 00037286529 79
IBAN: FR76 30003 03350 00037286529 79 BIC: SOGEFRPP

Indirizzo postale per ulteriori informazioni:
“Les Amis de la Crèche de Bethléem”
c/o Madame Arlette LOFFICIER
17, bd. des Filles du Calvaire
F 75003 PARIS - Francia


Una realta' italiana che so attiva a favore dei poveri della terra Santa, ma anche della riconciliazione in quelle Terre senza vera pace, e' l'Associazione Gelmini di Rimini sito:
http://www.gelminipopoliterrasanta.org/
Banca di Rimini San Gaudenzo – Rimini Centro
IBAN IT76T0897024206500005301225

Un'altra realtà presente non finalizzata ai soli bambini, e' da sostenere, sia per dare voce ai bisogni (e ai miracoli) della Terra Santa, ma anche per aiuti trasversali ai poveri "fuori dai circuiti noti""...
http://www.telepace.it/tp holyland.php

BANCA VALPOLICELLA
Ag. S. Anna d'Alfaedo (Vr)
Conto n. 3325; CAB 59830; ABI 08315; CIN R
intestato a "CENACOLO TERRA SANTA"

IBAN
IT 06R0831559830 00000000 3325


Perdonate la lunghezza di questa testimonianza!! Per ora mi fermo. Avrei tantissime cose da raccontarvi (come l'incontro con la comunita' di Mondo X del Tabor, commovente e edificante! il sito: http://www.mondox.it/

e per il Tabor:
http://www.custodia.org/spip.php?artile4c94 ).. chi vuole mi chieda pure altri dettagli, ma credo ne avrete abbastanza cosi!!..GRAZIE per come molti di voi mi hanno seguito, accompagnato, e vissuto con me l'esperienza.
Un abbraccio FORTISSIMO! Sempre uniti!con tanto affetto,

Renata Semizzi




Sul nostro viaggio i giornali locali hanno scritto numerosi servizi; mettiamo a disposizione quello relativo del settimanale della diocesi di Verona -" VERONA FEDELE " - ( clicca qui )


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